5 LUOGHI COMUNI SULL’EDITOR E L’EDITING
Una delle domande che noi editor ci sentiamo rivolgere con maggior frequenza è: “ma tu, di preciso, cosa fai?”. Il nostro ruolo è chiaro in prevalenza agli addetti ai lavori. Per tale ragione, spesso le persone, nello specifico gli aspiranti autori, articolano dei preconcetti che esplodono nel momento in cui si crea un contatto e/o si inizia a lavorare insieme.
Oggi quindi illustrerò cinque comuni piuttosto diffusi sull’editor e l’editing.
Non so se siano in assoluto i più frequenti: mentre progettavo il post, me ne sono venuti in mente molti altri. Ma, per non dilungarmi ho deciso di focalizzarmi sui sette che mi fanno più arrabbiare.
Amo il mio lavoro di editor, lo amo tantissimo e diverto a farlo.
Mi spiace, quindi, vederlo sporcato da individui che non riescono a comprenderne il valore. So che questo sfogo mi aiuterà a spurgare un po’ di disappunto e a focalizzarmi su chi, invece, lo apprezza.
ECCO I MIEI CINQUE LUOGHI COMUNI SULL’EDITOR E L’EDITING
1 – Lo faccio editare a MIOCUGGINO
Il cuggino può darti qualche consiglio utile, da lettore basic, può segnalare un refuso o suggerire un taglio, ma non può sostituirsi alla tua revisione (fase fondamentale del processo di scrittura, come vedremo in seguito) né all’intervento di un professionista. Anzi: spesso far leggere il manoscritto a un parente o a un amico è deleterio, una vera e propria forma di autosabotaggio.
Il parente in questione infatti non è in grado di scovare dettagli e tecnicismi noti solo a persone che svolgono questo lavoro da anni, e che hanno studiato per farlo. Nemmeno un lettore forte o una persona che si diletta con la scrittura può trasformarsi in editor, perché ci vogliono anni di corsi e gavetta. Inoltre, nessuno dei vostri amici o parenti avrà mai il coraggio di dirvi che l’opera ha dei problemi oggettivi, o addirittura che fa schifo. Mi scrivono così autori convinti di essere dei fenomeni, a un passo dal premio Nobel, perché il cugino ha detto che il libro è tanto bello, e quando dico loro che non è così mi insultano pure, mettendo in discussione la mia professionalità.
Il mio consiglio è il seguente: scrivi, revisiona, fai editare il libro da un professionista e poi (ma solo poi!) scegli un campione di due o tre persone, tra parenti e amici, che possano fungere da lettore beta, e vedere se ci è sfuggito qualcosina. Scegli le tue “cavie” tra persone che leggono tanto e che, per lavoro o per scelta, hanno a che fare con la parola scritta: professori, giornalisti, eccetera, perché di sicuro non ti daranno un giudizio di pancia, ma motivato e in grado di portare un reale arricchimento.
2 – Io sono l’artista, tu sei il manovale…
Partiamo da un concetto che ho espresso e ripetuto più volte su questo sito: più alto è il livello di partenza del manoscritto, più alto sarà quello a cui potremmo arrivare lavorando insieme.
Se quindi decidi di inviare all’editor una prima stesura scritta di getto che non rispetta nemmeno le norme editoriali di base, le mie risorse creative saranno utilizzate per un lavoro finalizzato a supplire delle lacune e non a incrementare il valore dell’opera a un livello più profondo.
Invece, se prima di metterti a scrivere cerchi di capire, per esempio, se il punto va dentro o fuori le virgolette, e lo spazio prima o dopo il punto, possiamo iniziare il lavoro con un file ordinato, aspetto che agevola moltissimo la lettura perché non mi obbliga a fermarmi a ogni riga per correggere errorini di carattere elementare, che saresti in grado di scovare benissimo da solo.
Se porterai avanti una rilettura individuale, prima di inviarmi il manoscritto, di sicuro salteranno fuori tanti errori. Quindi, io potrò focalizzarmi meglio sugli aspetti di sostanza.
Per non parlare di conoscenza delle tecniche narrative e struttura della trama: per essere scrittori non è sufficiente aprire un documento Word e buttare giù le proprie idee, “intanto poi ci pensa l’editor” (cit.) ma occorre studiare e prepararsi per presentare all’editor una bozza evoluta. Quindi, prima di metterti a scrivere, studia la teoria: il punto di vista, le norme editoriali, le regole di base dei dialoghi, la caratterizzazione dei personaggi, e tutto ciò che ti può servire per passare da un livello amatoriale a un livello professionale. Dopodiché, esercitati tantissimo, e impara ad autocorreggerti!
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3 …e anche il mio schiavo
Premettendo che io sono sempre a disposizione e veloce nel rispondere ai messaggi degli autori, credo che si debba valutare con attenzione quali aspetti richiedano l’attenzione dell’editor e quali no.
L’editor è un consulente retribuito che ha il compito di correggere il tuo libro e predisporlo alla pubblicazione. Non è il tuo tuttofare personalizzato. Non è lo psicologo. Non è il tuo segretario. Non è il tuo archivio documentale. E, soprattutto, non è il tecnico del computer.
Noi veniamo chiamati se si blocca Word (controlaltcanc), se non si scarica l’allegato, se l’autore non sa usare la modalità revisione e, addirittura, se non gli funziona la connessione internet. Ma cosa può fare, in che modo può aiutarti, una persona che vive dall’altra parte dello stivale e che magari di questioni tecniche ne sa meno di te? Scrivere significa innanzitutto potenziare le proprie capacità di problem solving: Google è uno strumento che sappiamo usare tutti e che funziona meglio di me. Usalo. Impara, come si dice qui in Liguria, a desbelinarti. Ne gioverà anche il tuo libro.
Allo stesso modo, l’editor ha orari di lavoro nei quali è disponibile al 100% e altri orari in cui mangia, dorme, sta con i parenti e gli amici. Qualche settimana fa ho dovuto acquistare una Dual Sim perché mi arrivavano messaggi alle due, alle tre di notte, e un paio di volte ho passato la domenica a rispondere ai WhatsApp. Una volta, facendo notare a un autore che mi chiamava sempre in orari improbabili, mi sono sentita rispondere: “sei tu che devi adeguarti a me: se io scrivo di notte, tu rispondi di notte”. Una cosa del genere non l’aveva mai detta nemmeno il mio dirigente quando lavoravo in azienda, quello che ho quasi denunciato per mobbing. Ricordatevi che non stiamo operando a cuore aperto. In orari proibitivi, sarebbe opportuno chiamare l’editor solo in caso di reale urgenza, nel rispetto del suo lavoro e del diritto al riposo. E per urgenza si intende: devi pubblicare domani con Mondadori o hai la scadenza di un concorso. Tutto il resto può aspettare momenti migliori. Del resto, un editor stanco morto perché lo avete buttato giù dal letto non serve granché!
4 – Visto che il tuo è un bel lavoro puoi farlo anche gratis
Il mio è un lavoro bellissimo. Per me, poi, è il lavoro ideale perché sono sempre stata un’avida lettrice, fin da piccola. Ho seminato tanto per raggiungere l’obiettivo di dedicarmi a un’attività che amo, e ne sono orgogliosa. Ma è anche il lavoro grazie al quale mangio e pago le bollette. I preventivi sono in linea con quelli di mercato, si basano su calcoli accurati, e vanno rispettati.
Alcuni autori mi domandano se faccio prove di editing gratuito. So che alcuni colleghi lo concedono. E va bene, senza dubbio, quando sei agli esordi e devi creare nuove collaborazioni, può essere un ottimo strumento di autopromozione. Ma se qualcuno vuole conoscere il valore del mio lavoro, ho un portfolio di oltre cinquanta romanzi, e diverse recensioni su questo sito. Per testare la conoscenza reciproca e la possibilità di lavorare insieme, la prova va benissimo, ma deve essere adeguatamente retribuita.
Allo stesso modo, va retribuita ogni attività (salvo, ovviamente, la sopracitata risposta al messaggino o compiti molto brevi) che esula dal preventivo iniziale. Se, a lettura effettuata, mi chiedi un compito che dura due ore, quelle due ore vanno conteggiate nel saldo finale. Perché, se inizio a dispensare un’ora qui e un’ora là passano le giornate. Allora, tanto vale dedicarsi al volontariato.
Non immaginate, poi, quante persone (anche sconosciute) mi scrivono per avere un parere sul loro manoscritto: “intanto a te leggere piace, no?”. Certo. Moltissimo. Però voglio essere io a decidere cosa leggere nel tempo libero. Ho oltre duecento libri sul Kindle e, se non vi spiace, la sera mentre sto a letto preferisco dedicarmi a quelli. La lettura con valutazione è un vero e proprio servizio professionale, richiede tempo. E il tempo di un professionista, si sa, è denaro.
Per concludere: quando faccio i preventivi opero sempre un piccolo sconto, quindi si possono evitare contrattazioni come se fossimo su Vinted: “toglimi 200 euro e il lavoro è tuo”. Va bene. Allora tolgo anche 100 pagine di lettura. Mi fermo prima del climax, cosa ne pensi?
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5 – Come faccio a evitare che tu mi rubi il libro?
Questa domanda mi ha sempre fatto ridere tantissimo.
Certe email che ricevo sembrano degli interrogatori di polizia: cosa fai per tutelare la mia privacy? Come faccio a sapere che non inoltrerai il mio libro a nessun altro? Come faccio a sapere che non lo pubblichi a nome tuo? Firmiamo un accordo di riservatezza con il quale ti impegni a non divulgare il mio libro?
A queste domande di solito rispondo evidenziando che non ho mai avuto bisogno di sottoscrivere alcun tipo di accordo perché il rapporto tra editor e autore si basa sulla fiducia reciproca: anche lui potrebbe rivendersi le informazioni che gli do. Se qualcuno desidera firmare un accordo di riservatezza, lo può fare a spese proprie ma l’attività di editing richiede uno scambio di email, messaggi e chiamate che rende davvero inequivocabile la paternità dell’opera. Inoltre, io trovo un po’ presuntuoso pensare di essere così bravo, così speciale, da spingere una professionista a impossessarsi della tua bozza. Lo trovo offensivo, davvero, perché la maggior parte degli autori che seguo prendono lezioni da me, e perché io a mia volta sto scrivendo un giallo che mi appassiona, che mi appartiene. Ho un grandissimo rispetto per la creatività individuale e non mi permetterei mai un’azione del genere.
Ci sono autori che addirittura non mi vogliono mandare il loro manoscritto!
So che può sembrare (e in effetti è) una situazione assurda, ma mi permetto di spiegarla un po’ meglio.
I preventivi degli editor sono previsioni basate sul numero di caratteri spazi inclusi e ipotizzando un livello di partenza medio. Questa previsione poi può essere disattesa dai fatti, se il libro si trova nelle condizioni di cui al punto 1 o, viceversa (caso raro ma possibile) è già quasi pronto per la pubblicazione. In tal caso, leggere un paio di pagine mi può aiutare a comprendere meglio il livello di partenza e a fare un calcolo il più preciso accurato. Ebbene: ci sono autori che non vogliono! Che hanno paura! E qui mi viene da dire: se vi accontentate del preventivo medio va benissimo anche così. Ma con alcuni non siamo nemmeno arrivati al calcolo del preventivo, perché non volevano inviarmi il file.
Il caso più eclatante è stato quello di una tizia che non era capace a estrapolare il numero di caratteri. Io allora mi sono offerta di fare il calcolo personalmente (attività che di fatto mi competerebbe) e lei mi ha risposto che mai e poi mai avrebbe inviato il suo libro a una sconosciuta, che il preventivo avrei dovuto farglielo sull’unghia, senza conoscere l’effettiva lunghezza del libro.
Ora, posso capire che il mondo sia un luogo davvero cattivissimo, ma mi sembra stiamo davvero esagerando. Questa situazione puzza di Dunning Kruger (approfimento wiki) lontano un chilometro!