IL CONFLITTO NARRATIVO: DI COSA SI TRATTA E COME SI ESPRIME
Qualche giorno fa ho avuto una lunghissima call con una delle mie autrici più produttive, una persona seria che ha lavorato con me più di una volta. L’argomento cardine della nostra discussione è stata la necessità di rendere chiaro l’obiettivo della sua protagonista e le motivazioni interiori che la spingono a raggiungerlo. Senza questi due elementi, diventa molto difficile suscitare empatia nel lettore e invogliarlo a procedere con la lettura. Ma, soprattutto, viene a mancare uno degli ingredienti fondamentali di ogni buona trama: il conflitto narrativo. Ovvero, la lotta del protagonista per il raggiungimento del suo scopo. Una lotta che, necessariamente, dovrà incontrare degli ostacoli, altrimenti la trama rischia di arenarsi e di risultare inconsistente, e i personaggi sembrano muoversi come palline da flipper sulla pagina, omini di carta senza desideri né obiettivi. Non sono quindi esseri senzienti, dotati di volontà propria, ma burattini nelle mani dell’autore.
Quindi, entriamo ora nel dettaglio del conflitto narrativo…
Quali sono gli elementi che alimentano il conflitto narrativo?
1 – L’obiettivo dell’eroe
Il protagonista deve avere un obiettivo così forte da rappresentare il motore immobile di ogni sua azione. Questo obiettivo può essere materiale (vuole ottenere qualcosa) oppure esistenziale (vuole essere qualcosa). Nel secondo caso, si aprono le porte a molteplici possibilità: il personaggio può desiderare di liberarsi da una paura, voler cambiare, aver bisogno di una decisione. Non importa quale obiettivo scegliate. L’importante è che sia dichiarato al lettore fin dall’inizio della storia. Io direi, nel primo 20% del romanzo. E se i protagonisti sono più di uno, anche gli obiettivi possono moltiplicarsi ed essere tra loro in contrasto. Ne risulterà un conflitto narrativo ancora più interessante. Perché, se due personaggi desiderano la stessa promozione, o la stessa donna, la trama risulta movimentata. Allo stesso modo, se un assassino vuole evitare la cattura e la polizia vuole catturarlo: ci saranno sempre un vincitore e un vinto. Oppure no. Lo scontro può terminare in parità, con un premio di consolazione o una mezza sconfitta, come sempre più spesso capita nei romanzi post-moderni.
2 – La posta in gioco
Cosa ottiene il personaggio se raggiunge il proprio obiettivo? E cosa perde, invece, se non ci riesce? Ogni conflitto ruota intorno alla posta in gioco. I rischi connessi a un eventuale errore, con conseguente mancato raggiungimento dell’obiettivo, vanno palesati e dichiarati con l’obiettivo di rendere il lettore partecipe, di portarlo a fare il tifo. Che si tratti quindi di una promozione sul lavoro, o della decisione di emigrare dall’altra parte del mondo, il nostro eroe deve essere motivato nel raggiungimento dell’obiettivo. Soprattutto, deve essere pronto a lottare. Non importa contro chi o contro cosa: che sia un drago, un rivale in amore o una profonda fobia, è necessario che il personaggio si senta solo, in balia di forze e realtà più grandi di lui, sulle quali sente di non avere alcun potere. E la posta in gioco deve essere alta. Altrimenti, al lettore, può venir da dire: “chi se ne frega, se non ce la fai, non mi sembra poi ‘sta gran tragedia”. Uno stratagemma narrativo interessante, infatti, nel caso in cui la trama si appiattisca, è quello di alzare la posta in gioco: l’obiettivo sembra raggiunto, ma poi subentra un elemento che rende il rischio di fallimento ancora più pericoloso.
A quali livelli può avvenire il conflitto narrativo?
Il conflitto narrativo si può estrinsecare a tre livelli. E voi potete scegliere quello più consono al tipo di storia che volete raccontare. Oppure, se non c’è il rischio di incasinare troppo la trama, potete anche metterceli tutti e tre. A volte, questo può riprodurre alla perfezione la complessità dell’essere umano.
1 – conflitto interiore
L’eroe ha ansie, paure, timori, che possono frenarlo e impedirgli di raggiungere il proprio obiettivo. Può avere dei limiti fisici, oppure caratteriali. Può non sentirsi all’altezza del proprio sogno, oppure avere l’idea di non meritarlo. La letteratura di oggi è molto lontana dall’idea dell’eroe senza macchia e senza paura che apprezzavamo nelle favole. I personaggi devono essere reali a trecentosessanta gradi. Quindi, per loro stessa natura, imperfetti. Giocate sulle loro debolezze senza cadere nello stereotipo, ed esternalizzare questo tipo di conflitto sarà semplice come non mai, perché noi stessi ogni giorno viviamo dubbi e paure. Per uno scrittore esperto, sarà semplici trasporli sulla carta.
2 – conflitti personali
Questo tipo di conflitto è senza dubbio quello più facile da esplicare e vi ho già accennato quando parlavo di divergenze tra gli obiettivi dei vari personaggi. Chi di noi non si è mai imbattuto in un collega stronzo o un partner narcisista? Oppure, senza voler per forza dividere il mondo in buoni e cattivi: chi di noi non ha litigato con un amico, o con un parente perché uno voleva andare al mare e l’altro in montagna, o perché avevano opinioni diverse su determinate questioni? In questo caso, il personaggio che innesca il conflitto non deve necessariamente essere un antagonista. Siamo lontani dal cattivone della Disney (approfondimento wiki), senza umanità, caratterizzato soltanto dalla propria bastardaggine. Suggerisco quindi di caratterizzare al meglio ogni personaggio. Sarà più facile, poi gestire le interazioni.
3 – conflitti sociali
In questo caso il protagonista è in lotta contro un intero sistema che può riguardare un microcosmo come quello famigliare o quello lavorativo, o un macrocosmo come la società nel suo complesso. In questo caso il nostro eroe non lotterà quindi contro sé stesso, o contro una persona, ma contro la cultura a cui appartiene. Tutt’altro che rari sono infatti i casi in cui, per esempio, il protagonista vuole realizzare un sogno, e i genitori o il partner non sono d’accordo. Molti romanzi parlano anche di distacco dalla famiglia di origine, o di lotta politica, di tessuto sociale ostile. Insomma: ricordatevi che l’ambientazione storico-culturale è un personaggio a sé, e quindi può entrare in scena a fianco, o contro i personaggi, generando del conflitto. Sappiatela gestire bene!
Suggerimenti:
Prima di mettervi a scrivere pianificate al meglio la trama e cercate di nutrire il più possibile il conflitto. Se dopo la prima stesura il conflitto sembra ancora un po’ scarno, avvaletevi dell’aiuto di un editor, che editerà il vostro romanzo o vi fornirà una consulenza a tema.