L’approccio con l’editor – consigli
Per mia fortuna, sono numerosi gli autori esordienti che, prima di inviare il proprio manoscritto a un editore, decidono di contattarmi per avere una valutazione del loro inedito, per chiedermi assistenza nella stesura o per intraprendere un percorso di editing. Questo è un atteggiamento corretto, che molto spesso denota serietà e attenzione per la qualità della propria opera. Ma a volte non basta. In ogni rapporto professionale esistono infatti delle regole non scritte, delle convenzioni il cui rispetto a volte dipende semplicemente dalla buona educazione, altre dalla professionalità e dal rispetto per chi si ha di fronte.
Mi rendo conto che per molti di questi ragazzi io sono la prima persona del settore editoriale con la quale si interfacciano, pertanto non hanno ben chiaro come comportarsi. Sicuramente, dopo aver letto questo articolo, molti di loro si picchieranno una mano sulla fronte e si renderanno conto di aver commesso, seppur in buona fede, qualche piccola ingenuità. Ecco perché scrivo questo articolo senza il timore di offendere nessuno: chi è intenzionato a migliorarsi, accetterà i miei consigli con gioia e ne farà tesoro.
Ecco quindi 4 consigli agli scrittori per l’approccio con l’editor.
1 – Fate in modo di consegnare all’editor una bozza evoluta
Molti autori pensano che l’editor abbia a disposizione una bacchetta magica in grado di trasformare una ciofeca in un capolavoro. No. Come ripeto sempre, più alto è il livello di partenza di un’opera, migliore sarà il risultato che potremo ottenere lavorando insieme. Sembra scontato, ma purtroppo non lo è: c’è infatti chi, una volta esaurita la fase creativa, decide di abbandonare la propria opera nelle mani di chi svolgerà il lavoro sporco, ovvero la renderà leggibile. Il suo obiettivo è trasformare una serie di appunti in un romanzo fatto e finito, senza pigiare un solo tasto, e con una spesa minima. Questo sarebbe anche possibile, se io avessi a disposizione sei mesi e una cifra adatta per mantenermi durante il periodo di riscrittura, ma le tempistiche editoriali e la disponibilità economica di autori e c.e. spesso non lo consentono. Quindi, se la bozza è poco più di un’idea arriveremo al massimo alla sufficienza. Da lì non si scappa.
Al contrario, quando ricevo una bozza già piuttosto evoluta, con il medesimo investimento economico posso evitare di correggere errori che l’autore avrebbe potuto vedere benissimo da solo se si fosse preso la briga di rileggere il proprio libro. Di conseguenza, posso lasciare spazio a qualche guizzo creativo e lavorare su quei dettagli che sanciscono la differenza tra un esordiente e un professionista.
2 – Curate la formattazione
L’editing grafico è uno dei servizi da me forniti, sempre inserito in ogni preventivo. La maggior parte degli autori, però, decide di non sostenere questa spesa. Okay, decisione legittima. Ma allora, per favore, mandatemi un’opera che non mi faccia esplodere gli occhi, che sia accettabile sotto il profilo visivo. Non dico che debba essere pronta per andare in stampa, ma almeno le basi: carattere adeguato (il comic è da ragazzini), pagina giustificata, interruzione dei paragrafi là dove serve, e non dove Word la inserisce…
Ricordatevi che la formattazione è il vestito del vostro libro, il primo aspetto che un editore o il giurato di un concorso noterà. Nessuno di voi, sono sicura, si presenterebbe a un colloquio di lavoro in tuta. Pertanto, non vedo perché al malcapitato romanzo debba accadere la stessa sorte!
3 – Scrivete correttamente a prescindere dal mezzo che utilizzate
Come i parrucchieri non riescono a sopportare la vista di una persona con i capelli in disordine o diavolerie come lo chatouche fatto dai cinesi, così uno scrittore si fa un baffo e due belle basette del correttore automatico e di tutte le scuse cui il popolo del web spesso ricorre per giustificare la propria pochezza: non ho tempo, faccio prima, il bambino mi stava trascinando per il pantalone della tuta. Ebbene sì: un professionista della scrittura non si sforza di scrivere bene, perché gli viene naturale. Di conseguenza non lo vedrete mai ricorrere a K, abbreviazioni o altri stratagemmi 2.0: quando manda un messaggio, quando scrive un’email, si comporta come se stesse redigendo il romanzo del secolo. Perché non potete provarci anche voi? Non esistono alibi, ragazzi miei. Il rispetto delle regole grammaticali e sintattiche nasce da un amore viscerale per le parole. Se fate a pezzi la lingua italiana solo per comodità, quindi, forse non siete veri scrittori: chiamatevi appassionati, amatori, coltivatori di un hobby. Ma non scrittori. Perché un professionista è tale anche quando non lavora. Se un dottore deve soccorrere una persona che ha avuto un malore in mezzo alla strada, la cura come farebbe se si trovasse dentro il proprio studio. È il suo istinto. E il vostro istinto di scrittori dov’è? So che ce l’avete. Quindi, cercate di usarlo, per favore!
4 – Ricordatevi che, se parlate di tempistiche, vi state assumendo una responsabilità
La scorsa primavera, tramite un’amica comune, mi ha contattata uno scrittore della mia città, un ragazzo molto gentile e simpatico. Ci siamo sentiti per telefono: lui mi ha parlato de suo romanzo e io gli ho illustrato i servizi che fornisco. Poiché era molto interessato a un lavoro di editing, siamo rimasti d’accordo che mi avrebbe inviato il file non appena fosse stato pronto, e io avrei stilato il preventivo: “Devo fare due o tre aggiustamenti, ma stai tranquilla. Te lo mando al massimo tra una settimana.”
Morale della storia? Da quasi sei mesi attendo che passi questa fantomatica settimana. L’autore periodicamente mi scrive, mi tranquillizza, mi dice che sta ancora lavorando al documento, perché il capitolo sette è troppo lungo, il dieci è indecoroso e così via. Ancora due o tre giorni, dice. Ma i giorni passano, e non accade nulla.
Guardiamo il lato positivo: lui vuole mandarmi una bozza evoluta. Non ho dubbi sul fatto che stia svolgendo un lavoro eccezionale. Quindi, editerò la sua opera molto volentieri. Tuttavia, se non è sicuro delle tempistiche, forse farebbe meglio a evitare false promesse. Nei primi tempi, mi fidavo della sua parola, e mi tenevo libera per lui. Poi, ho smesso di “prenotargli il posto”. Quando mi invierà il file lo inserirò in agenda sulla base dei miei impegni. Stavolta, sarà lui ad aspettarmi. Posso infatti comprendere l’estro creativo, ma il rispetto della professionalità altrui è sacrosanto. Quindi: parlate di date solo se le potete rispettare. In caso contrario, prendetevi i vostri tempi. Intanto, l’editor non scappa!