Un romanzo può cambiare la vita?
Questo articolo è stato ispirato da un interessante confronto avvenuto su Facebook qualche settimana fa con lo scrittore Giovanni Venturi, che ha posto un interessante quesito.
La lettura di un romanzo può cambiare la vita?
Giovanni, ingegnere prestato alla narrativa e autore di numerosi romanzi, ha analizzato la questione sul piano razionale. Secondo lui un’opera di pura finzione non può innescare una rivoluzione di così ampia portata nell’esistenza di un essere umano, per tutta una serie di motivazioni che non posso riassumere in questa sede perché mi dilungherei troppo. Se lo vorrà, lo farà lui nei commenti.
Altri suoi followers invece nutrivano una visione più romantica: se un romanzo ci aiuta ad ampliare le prospettive e a riflettere su noi stessi, può smuovere un macigno nel cuore di una persona e spingerla ad azioni inaspettate. Quindi, sì: per loro un romanzo può cambiarci la vita.
Io, che per natura tendo a rifuggire ogni posizione estrema, ho ragionato a lungo sulla questione e sono giunta alle mie conclusioni. Per poterle spiegare al meglio, è prima necessario chiederci:
COSA SIGNIFICA CAMBIARE VITA?
Perdonatemi se ho deciso di reinterpretare in chiave filosofica un concetto che appartiene al mondo scientifico, ma non riuscirei a rispondere a questa domanda in nessun altro modo.
Avete mai sentito parlare di salto quantico?
Per la fisica, il salto quantico è il passaggio immediato e discontinuo di un sistema da uno stato a un altro. Non c’è una condizione intermedia e non c’è bisogno di un intervallo di tempo affinché il cambiamento abbia luogo: accade e basta. E, quando accade, non si può più tornare indietro.
Ecco: per me cambiare vita significa fare un salto quantico, ovvero innescare una rivoluzione così profonda nella propria psiche o nel proprio stile di vita da rendere impossibile qualunque cambiamento a ritroso.
Spesso si ha l’impressione che queste trasformazioni avvengano da un momento all’altro.
Per mesi, magari, accusiamo la vita di essere mediocre e banale. Poi, in un pochi minuti la nostra intera esistenza viene messa a soqquadro da una telefonata, da un incontro sul treno o da un’offerta di lavoro.
Oppure, ci sembra che ogni nostro sforzo sia destinato al fallimento finché non veniamo notati dalla persona giusta, o finché non ci viene l’illuminazione, il lampo di genio che ci fa creare qualcosa di unico.
Pensate, per esempio, al nerd che diventa milionario con la sua start-up, all’autore esordiente che vende milioni di copie o al calciatore che dopo aver passato anni in panchina fa una stagione eccezionale.
“Ma da dov’è uscito questo?”, ci domandiamo. “Certo che ha avuto un gran culo”, aggiungiamo, nel tentativo di spiegare un successo che sembra essersi manifestato in pochi minuti.
Ci piace tanto, del resto, parlare di eventi improvvisi.
Ma lo sono davvero?
Io non credo. Improvvisa, per me, è solo la manifestazione concreta del cambiamento. Esso però viene preparato per mesi, se non addirittura per anni, a un livello invisibile, in certi casi inconscio.
Chissà quante bozze avrà buttato l’autore nel cestino, prima di scrivere il romanzo della vita. Chissà quanti allenamenti sotto la pioggia avrà dovuto sostenere il nostro goleador. E chissà quanta insoddisfazione ha accumulato quella persona che un bel giorno ha deciso di licenziarsi per girare il mondo in autostop…
Anche cambiamenti che all’apparenza non dipendono da noi, come un colpo di fulmine o una vittoria al Superenalotto, sono in un certo senso attratti dall’ inconscio. Ogni nostra azione ed emozione infatti, consapevole o inconsapevole che sia, risuona con ciò che siamo o con ciò che ancora non sappiamo di essere. Siamo noi, quindi, a creare buona parte di ciò che ci capita. Anche ciò che non ci piace.
Molti non credono che la mente possa condizionare la realtà, ma io sì.
La mente continua a lavorare anche quando il mondo fuori sembra immobile. E crea energia. E dà forma al nostro mondo. Non ce ne rendiamo conto, perché è così comodo, a volte, sentirci vittime. In realtà, pur essendo all’apparenza imprigionati nel nostro dolore e nelle nostre routine, continuiamo a compiere piccoli, impercettibili passi che ci avvicinano al punto X, il punto oltre il quale niente sarà più come prima.
Desideri e obiettivi sono semi che piantiamo nella nostra testa. Possiamo innaffiarli con pazienza ogni giorno, oppure lasciarli crescere spontaneamente, ma in ogni prima o poi daranno i loro frutti. E più intensa sarà l’energia mossa nel periodo di stasi, più rapida sarà la loro manifestazione concreta.
Quindi nulla, per me, avviene all’improvviso. Nulla può risvegliarci dal torpore, se la nostra mente non è predisposta ad accogliere ciò che arriverà. Siamo noi a creare il salto quantico, non il destino o qualche entità soprannaturale. Però, affinché esso avvenga, dobbiamo innanzitutto desiderarlo. E poi, quando il cambiamento arriva, dobbiamo essere in grado di assecondarlo senza opporre resistenza. Se abbiamo paura, se mentiamo a noi stessi, l’opportunità di evolvere ci passerà accanto, e noi la lasceremo andare. Così, continueremo a piangere miseria per chissà quanti anni ancora.
QUINDI, UN ROMANZO può CAMBIARE LA VITA?
Alla luce di quanto scritto prima, un romanzo, secondo me, è insufficiente per generare il salto quantico.
Nessun libro, nessuna canzone, nessun film può cambiare una persona.
Però, può portare alla luce ciò che è latente, aumentare il livello di consapevolezza individuale, muovere una riflessione, generare un desiderio o accendere la scintilla di un nuovo progetto.
In poche parole, può agevolare il lavoro invisibile e contribuire ad avvicinare una persona al punto X.
Ogni giorno noi riceviamo migliaia di messaggi che potrebbero avere un impatto sulla nostra esistenza. Ci arrivano dai libri, dai film, dalle canzoni, persino dalle targhe delle auto o dalle insegne dei negozi.
La maggior parte di questi segnali però non viene colta, né elaborata.
Oppure, ci si rimugina a lungo, senza riuscire a passare all’azione.
Quindi, nemmeno la lampadina che un romanzo può accenderci nella testa è sufficiente per cambiare. Se vogliamo che i nostri buoni propositi non rimangano pura astrazione, dobbiamo compiere un passo ulteriore. Dobbiamo agire. Altrimenti non ci sarà mutamento. Non ci sarà crescita.
Tutto dipende ancora una volta da noi e dal nostro libero arbitrio.
Personalmente credo che il più grande ostacolo al cambiamento sia la zona confort, l’equilibrio comodo (per quanto a volte soffocante) di ciò che conosciamo, ciò a cui rimaniamo attaccati anche se non ci piace.
Cambiare vita quindi significa, per prima cosa, avere il coraggio di uscire dal proprio recinto e assumersi la piena responsabilità di tutto ciò che potrà arrivare dopo. Questo è il vero salto quantico.
Tutto il resto, sono solo bellissime parole.
In sintesi: un romanzo può cambiare la vita?
Secondo me un romanzo non può creare un cambiamento nella vita di una persona, così come non può una canzone, un viaggio o un incontro speciale. Però può agevolare un cambiamento già in atto e aiutare la persona a compiere qualche passo fuori dalla propria zona confort.
In poche parole, se tu leggi un libro che parla della Svezia, e poi decidi di visitare la Svezia, la decisione è stata tua. Sei tu che hai comprato il biglietto. Sei tu che hai preso l’aereo. Sei tu che sei atterrato a Stoccolma. E se magari, nel corso del tuo viaggio, hai conosciuto il grande amore, non è stato merito del libro, ma merito tuo, che hai predisposto il tuo cuore ad accoglierlo. Le circostanze esterne, infatti, possono agevolare il nostro percorso, ma la decisione ultima spetterà sempre e soltanto a noi.
Io la penso così.